sabato 15 dicembre 2012

Politici, dov'è finita la coerenza?

Molto spesso, ascoltando l'intervista di qualche personaggio pubblico o leggendo il programma politico di alcuni uomini di potere, capita di notare l'assoluta incoerenza fra le considerazioni, i pensieri e le idee delle quali fanno bandiera e la vita che conducono, assolutamente improntata su edonismo, volgarità e disonestà.
Esiste un  divario incolmabile ed evidente fra ciò che dicono e ciò che fanno, ma questo non li squalifica agli occhi dell'opinione pubblica.
Ma possiamo affidare il futuro dei nostri figli ad individui di questo tipo?
Trovo davvero scandaloso il lassismo delle nostre coscienze e mi chiedo come mai la società sia tanto indulgente con alcuni e così critica con altri.
Con i potenti è doveroso essere esigenti, poichè le conseguenze del loro comportamento e degli errori, possono mettere in pericolo il benessere di tutti noi e portare grande discredito sulla nazione.
Quindi, per il solo fatto di rappresentarci e disporre completamente delle nostre risorse umane ed economiche, penso che avremmo il sacrosanto diritto di chiedere loro  le molte virtù essenziali alla difficile arte di governare: quindi probità, correttezza, equilibrio, dignità, giustizia, incorruttibilità, integrità, sapienza, morigeratezza e molto altro.
Ma poiché noi italiani siamo sempre benevoli ed, ahimè, un po' accondiscendenti, non esageriamo e domandiamo soltanto il minimo indispensabile:  un po' di coerenza, ad esempio.
Forse si è persa insieme a molti altri valori e non se ne trova più in questo mondo... magari è sulla luna insieme al senno di Orlando...
Suvvia,  almeno quella andatela a cercare !


venerdì 14 dicembre 2012

Crisi: attenzione all'effetto 'spirale discendente'

Credo che, per esseri umani ed animali, la vita non sia mai stata facile e che ciò accada da sempre, fin dalla notte dei tempi: è difficile farsi spazio ed  insinuarsi negli interstizi della natura, cercando di creare un ambiente favorevole alla sopravvivenza.
Peccato poi che abbiamo esagerato e mancato di rispetto, finendo per prendere il sopravvento sull'ambiente, con il rischio di pagare un conto molto salato.
Ora la società sta vivendo una crisi generalizzata che trova coinvolti paesi solidi, fino a qualche anno fa esempio di benessere economico, modernità ed efficienza. 
Questa fase deriva probabilmente da una miriade di fattori e da una serie di interazioni molto complesse fra loro che non è facile intuire, ma certo, anche un'analisi superficiale della questione evidenzia due cause di questo decadimento: la diffusa mancanza di valori etici, nel singolo e nell' uomo di potere, ed una grave miopia intellettuale, cioè l' incapacità di guardare lontano, pensare grande ( non  solo 'in grande ' ) proiettando la mente in avanti, nel futuro ad esempio.
Sono convinta che in questo periodo delicatissimo  occorra fare attenzione all'effetto ' spirale discendente', al mulinello, al risucchio; il degrado morale può richiamare ulteriore degrado, come un vortice...
Le grandi masse di acqua, lo sappiamo, formano talvolta dei gorghi, delle correnti insidiose molto pericolose con grande energia e forza che, ahimè, possono trascinare giù!
La crisi in cui ci troviamo sta generando grandi e gravi disagi sociali e temo che ciò sia estremamente rischioso: spesso il malcontento viene sfruttato e possono prendere il sopravvento idee e personaggi pericolosi, dei quali poi risulta difficile liberarsi...
Visto che siamo sfiancati dagli sforzi, meglio non abbassare la guardia e tenersi lontano dai gorghi!

giovedì 13 dicembre 2012

I ricordi: modalità di utilizzo

Non ho l'abitudine di riguardare le fotografie, neanche quelle delle persone che mi sono care.
Ciò potrebbe dipendere dal fatto che per un lungo periodo della mia vita ho vissuto molto di corsa non trovandone il tempo, ma in realtà, poichè sono convinta che volere è un po' potere, so che non provo particolare interesse per l'attività di rispolvero 'documentale' del passato.
Tutto qui, qualche volta le risposte sono davanti a noi e piuttosto banali.
Ovviamente se capita che alcune foto saltino fuori da qualche cassetto, quasi animate da vita propria, allora mi soffermo con estremo piacere, ma non le cerco mai di proposito.
Magari le cose cambiano: in età da pensione potrei diventare un'appassionata cultrice di questa attività oppure, chissà, rimarrò come adesso: ricca di ricordi molto nitidi senza necessità di supporti cartacei o digitali; vedremo, a volte la vita sorprende!
Credo, che la tendenza a vivere con  intensità le emozioni ed a soffermarsi sulle cose, determini la potenza dei ricordi; mi sono chiesta allora, se la memoria del passato che entra con forza, talvolta con prepotenza, nel nostro presente, sia un valore aggiunto ed un arricchimento personale oppure un abito stretto, un ingombro: nella vita di tutti ci sono momenti difficili, magari sarebbe meglio dimenticarli...
Penso che  dipenda dall'uso che facciamo dei ricordi e del passato.
Spesso, inconsapevolmente, poniamo molti ostacoli davanti al nostro cammino, talvolta siamo i peggiori nemici di noi stessi: rimuginando e censurandoci, limitiamo le nostre possibilità.
Dovremmo imparare a ricordare con un minimo di distacco le fasi buie della nostra esistenza, guardarle con emozioni quasi neutre, osservare senza rimanere prigionieri di ombre, evitando gli antri bui.
Il passato non si può cambiare, meglio allora circoscriverlo, non portandolo nel  presente e rivivendolo con dolore.
Fare buon uso dei ricordi è possibile e dipende da noi.




mercoledì 12 dicembre 2012

L'insostenibile leggerezza dell'essere: forse ho capito


Tanti anni fa ero una divoratrice di libri: finivo di leggerne uno e ne iniziavo immediatamente un altro, anche nella stessa giornata.
Morale della favola, non ricordo quasi nulla di quei testi, confondo titoli ed autori e non sono in grado di riassumerne la trama.
Però ne porto il senso dentro di me.
In quel periodo di letture compulsive, lessi anche ' L'insostenibile leggerezza dell'essere' dell'autore ceco Milan Kundera, libro che, alla pubblicazione nel 1984, aveva fatto scalpore e venne considerato con entusiasmo anche da Italo Calvino.
Non so se ero giovane, immatura, oppure l'ho letto troppo velocemente, magari era difficile... non ci ricavai molto e mi sembrò una serie slegata di vicissitudini amorose delle quali feci fatica a capire il senso.
Alla fine rimasi un po' delusa.
Oggi penso che dovrei rileggerlo e chissà se la maggior saggezza conseguita vivendo, potrebbe aprirmi nuovi orizzonti .
In questi giorni, a conferma che di tutte le esperienze portiamo traccia dentro di noi e che le letture sono sempre arricchimento e fonte di riflessione (anche inconsapevole), alla luce di preoccupazioni che sto vivendo nell'ambito familiare, mi è tornato in mente il titolo, e l'ho trovato davvero poetico e profondo.
Forse significa che le angosce e le ansie che proviamo per chi amiamo, ci fanno sì pesanti, ma   sono il prezzo da pagare per un legame affettivo con qualcuno.
Questa 'pesantezza' rende significativa la nostra esistenza che, altrimenti è effimera e vuota.
Siamo esseri umani capaci di provare amore, oppure animali che dopo il training previsto dalla natura, non sentono alcun legame con i cuccioli che hanno partorito?
Se fossi libera da affetti, non vivrei certe preoccupazioni, ma starei meglio, mi sentirei serena ed appagata?.
Non credo: essere 'leggeri', l'assenza di vincoli e sentimenti è estremamente vacua e rende infelici...la leggerezza dell'essere è insostenibile, appunto.
Allora anche se in questa fase della mia vita ho molte preoccupazioni, provo ad accettarle guardando il futuro mio e dei miei cari con fiducia.
Credo che ci fosse anche un po' di questo in quel libro... forse ho capito qualcosa.

martedì 11 dicembre 2012

Lasciateci liberi ma non lasciateci soli!

In certi periodi della vita accade di sentirsi soli.
A me è capitato molti anni fa, quando ero una giovane ragazza: ho provato una solitudine profonda , un freddo intenso, un vuoto stagno che mi avvolgevano cuore e visceri e non mi abbandonavano mai, diventando particolarmente intensi quando ero in compagnia di altri.
E' avvenuto in seguito a vicissitudini e lutti familiari che mi hanno colto alle spalle, mentre ero impreparata ed in un momento di crescita personale.
Poi il tempo, i miei figli, ed alcune persone care, mi hanno guarito.
Ricordo che in quel periodo difficile, nel tentativo di consolarmi e trovare una via d'uscita al mio malessere, cercavo di ingannare la mente con teorie strambe: talvolta provavo a convincermi che stavo vivendo una condizione di privilegio, che non ero sola, ero soltanto libera, libera da vincoli, obblighi e doveri parentali...
Funzionava ?
No, ero sofferente ma non sciocca, sapevo e soprattutto sentivo che quella non era libertà, ma soltanto solitudine, indifferenza e vuoto intorno a me.
Oggi credo che queste considerazioni  facilmente applicabili nell'ambito personale e familiare si possano estendere anche nel più ampio  contesto sociale.
Sto pensando a quei poveri adolescenti, alle giovani madri emarginate e ad alcuni anziani di cui sentiamo parlare nei notiziari: tentati suicidi, suicidi, gesti estremi più o meno falliti.
Forse non dovremmo fermarci alle spiegazioni, talvolta superficiali, che i mass media ci propongono:  miseria, difficoltà, disoccupazione, separazioni ed altro stanno a monte, certo, ma non facciamoci ingannare.
Credo che esista una matrice comune in tutte queste storie apparentemente lontane fra loro: una profonda solitudine sociale.
Chissà quanti di questi sfortunati esseri umani desiderano realmente uccidersi per interrompere un livello di sofferenza divenuto insostenibile... forse fra tutti loro ci sono persone che hanno solo un grande bisogno di attenzione.
Potrebbe essere il tentativo di farsi notare, come dire: ' Ehi, società mi vedi? Ci sono anche io e sto male!'
Spesso è fastidioso frequentare ed aiutare gli sfortunati e chi soffre, disturba il quieto vivere del singolo, collide con il benessere psico-fisico, rende insicuri, fa pensare e, soprattutto, non è gratificante dal punto di vista economico.
Poi, e questo è ben noto agli uomini di potere, emarginati e poveri  non finanziano le campagne elettorali, né offrono vacanze sontuose, non rendono famosi e non ricambiano i favori.
Occuparsi di loro è faticoso, impegnativo e frustrante, distoglie dalle luci della ribalta e dalla rassicurante routine quotidiana.
Meglio contenere i costi e gli sforzi, ignorare le difficoltà del prossimo e pensare al proprio utile.
Ma... per favore, lasciateci liberi ma non lasciateci soli !

lunedì 10 dicembre 2012

Elogio della diversità

Da sempre, nelle fasi di grandi cambiamenti sociali o scoperte tecnologiche, introduciamo nella lingua parlata nuovi termini, neologismi appunto, per esprimere movimenti culturali, correnti artistiche, generi musicali, atteggiamenti o mode che si vanno diffondendo.
I termini coniati possono essere divertenti ed intuitivi, pensiamo per esempio alla parola  'scapigliati' che si riferisce a quel gruppo di giovani ribelli nei pensieri e nelle chiome, che, nella seconda metà dell''800, tentarono di scalzare l'ipocrisia ed il conformismo borghese, oppure, per ricordare qualcosa di più attuale, ai 'girotondini' dei primi anni del XXI secolo.
Accade poi che una 'lingua viva', nel suo moto solidale con la storia dell'uomo, si ritrovi con termini esistenti, che mutano di significato, assumendo sfumature leggermente diverse: le variazioni  possono essere anche marcate e virare verso accezioni particolari, più o meno  positive.
Qualche tempo fa, il termine 'diversità', era comunemente usato insieme ai sinonimi  'differenza' e 'varietà'; mi chiedo se, nel linguaggio attuale, non sia utilizzato con estrema parsimonia, maneggiato con circospezione ed evitato quando possibile.
Non sarà in corso un'operazione di screditamento, un intento discriminatorio di questa parola?
Si sta forse 'ghettizzandola', riducendone via via il significato fino ad attribuirle un concetto un po' sinistro e lievemente dispregiativo?
Mi riferisco a quella pubblicità di una banca che suonava così: 'la mia banca è differente'; perchè non è stato usato lo slogan ' la mia banca è diversa'?
Credo che il termine 'differente' sia più soft, amichevole, meno insidioso: 'differente' significa simile, che differisce solo di poco mentre 'diverso' può far paura, evocare scenari pericolosi  e minacciosi.
Quante paure ci affiorano pensando a qualcosa o qualcuno diverso dalla massa...
Essere omologati, uguali, copie di un modello è semplice per il mediocre e gradito alla società che ci strumentalizza: non riserva sorprese, è consueto, prevedibile e conforme, una garanzia!
Ma allora come è possibile progredire, l'evoluzione, lo sappiamo, passa per la diversità.
E poi, ci conviene la paura del nuovo ?
E' così bello e perfetto il nostro presente ?
Penso che accettare tutto ciò che è dissimile da noi ed allargare le maglie della rete, sia aprire le prospettive; sono convinta che confrontarsi con la diversità di colori, lingue, razze, culture ed ideologie ci  rinforzi ed arricchisca la specie.
Ricordiamo che le dittature si sono affermate con la soppressione della diversità, della libertà di pensiero, le guerre sono state compiute in nome di una presunta superiorità etnica o religiosa.
Meglio fare attenzione!


domenica 9 dicembre 2012

Il silenzio dei giusti

Il mondo è pieno di giusti, persone appassionate che fanno molto più del  loro dovere, si assumono quotidianamente responsabilità, credono nell'importanza del contributo individuale, sono disponibili all'ascolto, giudicano con benevolenza, non lesinano forze e risorse personali, perseguono il miglioramento; insomma non si risparmiano.
Solitamente hanno garbo naturale, profondo senso della dignità, discrezione, non amano farsi notare, prevaricare e stravincere .
Non perseguono interessi personali, né cercano fama e denaro con accanimento, non rubano e non sono interessati alle lusinghe.
Mai raccomandati da chicchessia, capita che non occupino ruoli di grande rilievo, quando accade ( e meno male che qualche volta accade ) sono spesso invisi e poco graditi a causa delle loro qualità fuori del comune, che disturbano i mediocri.
Si sa, in Italia la meritocrazia è malvista!
Talvolta, ma non sempre, sono timidi e si muovono in punta di piedi; alcuni vivono un po' ritirati perchè il mondo, per i loro gusti, è po' troppo rumoroso .
Fanno mille professioni: medici, autisti, insegnanti, giornalisti, operai, avvocati, contadini, ricercatori, infermieri, volontari, badanti, dirigenti, idraulici...
Sono di tante nazionalità e colori: neri, bianchi, gialli.
Parlano svariate  lingue.
Tutti quanti hanno un tratto comune: sono creature meravigliose!
Peccato che facciano così poco rumore, discreti e riservati come sono...
Ma, va bene così!

sabato 8 dicembre 2012

Una mamma imperfetta

Vivo la maternità molto pienamente e con grande convinzione.
Adesso che i miei figli sono grandicelli, l'interesse per loro è lo stesso di quando sono nati, mentre amore ed apprezzamento sono cresciuti esponenzialmente.
Mi piace sapere cosa pensano del mondo, della società e della politica, capire se sono sereni o vivono un momento di cruccio, se si accettano e si gettano nella mischia accogliendo gli altri, o rimangono al palo timorosi.
Evito domande eccessivamente personali, poichè sono convinta che il giardino segreto di ognuno di noi debba rimanere inviolato, scherzo e gioco con loro anche su argomenti poco convenzionali, brontolo (anche molto) se penso sia giusto, non interferisco più di tanto con le loro scelte, e, visto i punti di vista diversi , non sempre è facile.
Non li assillo con le mie preoccupazioni, non pretendo facciano compagnia a genitori e parenti nelle feste comandate, non sono mai stata servile né mi propongo come zerbino: voglio che rispettino le donne.
Ho insegnato tutto ciò che so fare,  convinta che così  partiranno avvantaggiati .
Anche mentre ero piena di dubbi, ho detto loro che si può riuscire a cavarsela ed è quasi tutto possibile purchè lo si voglia veramente, che occorre agire, tenendo basso il volume delle paure che ronzano dentro di noi, non li ho protetti troppo dai fallimenti, dal prossimo, dalle delusioni...
Talvolta nei periodi bui, quando avevo mille insicurezze, ho commesso molti errori: non ho rinforzato abbastanza la loro autostima, ho alzato la voce, e mi sono mostrata nervosa.
La mia ambizione è stata, ed è tuttora, di esserci con discrezione, di offrire un servizio ' h 24 ' ma non rappresentare una presenza ingombrante e sfacciata che riempie lo schermo,  di  promuoverne l' indipendenza, di sostenerli lasciandoli protagonisti.
Ho sempre pensato che la loro intelligenza ed il sano senso critico, avrebbero nel tempo  evidenziato i limiti di noi genitori, i lati miseri e le inevitabili grettezze; per questo non li ho mai ingannati e mi sono sempre posta con modestia, come un essere imperfetto e difettoso, ma pieno di amore.
Io ed il mio compagno siamo stati umili, i miei  figli saranno indulgenti.

venerdì 7 dicembre 2012

Le ombre lunghe delle scelte sbagliate

Fare errori mentre siamo impegnati a vivere, è l'inevitabile conseguenza dei nostri limiti umani. 
Credo che scegliere sia sempre stato difficile, ma oggi, forse, lo sia di più: tirati per la giacca dai mass media, vittime più o meno consapevoli di moda e pubblicità, veniamo travolti da un eccesso di stimoli e ciò rende alcune scelte davvero complesse e sofferte.
Nelle generazioni precedenti, salvo in presenza di menti eccezionalmente illuminate e  personalità anticonformiste, i giovani percorrevano pedissequamente la strada  tracciata da genitori autoritari, senza nulla chiedersi.
Oggi godiamo di una certa libertà e, poichè la  libertà ha un prezzo, dobbiamo accettare di pagarlo senza farne un dramma, sopportando stoicamente le ansie che accompagnano il travaglio delle decisioni.
Talvolta il tempo evidenzia alcuni errori commessi, le valutazioni si rivelano sbagliate ed accade che le conseguenze siano importanti: in questo caso è naturale dolersene.
Può capitare di scegliere l' indirizzo di studi non adeguato, oppure la professione, amici o, ancor peggio, compagni di vita sbagliati...
Ovvio quindi che di fronte ad errori di questa entità ci sia una proiezione negativa sull'esistenza e, conseguentemente, sul nostro umore.
Mi sono chiesta però, quanto dipenda da noi il prolungamento del cono d'ombra di queste idee balorde, in che misura possiamo ridurre la gittata di un tiro inesatto ed ho cominciato ad osservare la mia vita e quella di altri a me vicini.
Ho notato che mentre alcuni sono capaci di spostarsi con destrezza e sottrarsi all'ombra lunga dell'errore, cambiando prontamente direzione, rimboccandosi le maniche e contenendo i danni, altri continuano a percorrere la stessa strada, rinnovando quotidianamente le scelte infelici, perseverando e rendendole irrimediabili!
Ma allora, perchè lo facciamo? 
Credo che talvolta si tratti di mancanza di consapevolezza, di personalità che vivono senza porsi domande, svolgendo un programma come piccoli automi.
Forse è inerzia e demotivazione, o soltanto insicurezza e paura del nuovo.
Confermando con ostinazione le scelte sbagliate,  permetteremo ai nostri errore di condizionarci per  tutta la vita... un po' troppo direi.
Meglio cambiare strada, alla ricerca di un po' di luce.


giovedì 6 dicembre 2012

Spending review su rabbia e sentimenti negativi

Qualche tempo fa, ho parlato ad una cara amica di alcune frustrazioni che mi avevano procurato non pochi disagi e notevole malumore, vissute nell'esercizio della mia professione.
Mentre  rievocavo la cosa, ero particolarmente accalorata ed agitata.
Lei ha ascoltato,  poi, concluso lo sfogo, mi ha detto:  ' Ma perchè ti arrabbi così tanto, consumi un sacco di energie, lascia stare!'.
Al momento è sembrata una frase banale e non ci ho posto grande attenzione, poi, complice il tempo libero, ho cominciato a riflettere su quella risposta.
Prendiamo ad esempio la rabbia: credo che esistano due tipi di rabbia, quella fisiologica e superficiale e l' ira dolorosa, che confina con la pena ed il tormento.
Mentre la prima è un leggero increspare dell'acqua, l'altra è uno tsunami del'umore e può lasciare conseguenze sgradevoli e qualche cicatrice.
Io, ahimè, conosco entrambi, ma so che qualcuno non è capace di  tempeste sentimentali importanti, coinvolgenti e profonde, sia che si tratti di esperienze alienanti oppure entusiasmanti .
Credo che ciò possa dipendere dalla predisposizione caratteriale poichè più o meno intensi si nasce, dall'abitudine che abbiamo di non controllare gli stati d'animo negativi e dal tipo di eventi che caratterizzano la nostra vita.
Innanzitutto rivendico il diritto di essere intensa: non amo gli esseri umani ' modello iceberg ', con un grafico sentimentale pressochè piatto.
Penso, però, che arrabbiarsi con foga sia faticoso e sottragga energie ad attività più sane e positive. 
La rabbia profonda ed il mormorio della mente, fanno sentire addolorati, angosciati, tesi, spossati.... poi  demotivati e scontenti, sfortunati e stanchi.
Inoltre possono provocare malessere fisico: occasionali mal di testa, nausee e doloretti vari.
Rabbia e pensieri negativi, mantengono vivo nella nostra mente il ricordo di esperienze tristi, fanno durare nel tempo la sofferenza.
Ma ne vale la pena?
Proviamo ad  applicare un regime di contenimento dei consumi, facciamo una spending review delle risorse personali evitando il ' ribollir di tini ' interiore ed il rimuginamento ... con il risparmio energetico a 360 gradi, potremmo stare meglio.



mercoledì 5 dicembre 2012

Diritti e doveri per una società giusta

In questa fase molto difficile per la società italiana, e non solo italiana, si fa un gran parlare di diritti.
In qualunque talk show ed anche nelle poche trasmissioni di qualità, si menzionano ripetutamente i diritti civili,  i diritti umani, quelli (sacrosanti) dei  lavoratori, delle donne, degli studenti, dell'infanzia, dei contribuenti e via... finendo per abusare del termine e travisarlo, attribuendogli un connotato negativo: basta pensare ai cosiddetti diritti che si arroga  la casta, credo che sarebbe più corretto parlare di privilegi.
Qualche giorno fa, mi sono chiesta: ma dove sono finiti i doveri?
Credo che in una società libera e giusta, diritti e doveri siano imprescindibili, poichè i diritti dell'uno sono garantiti dai doveri dell'altro.
Pensiamo ad esempio al tristissimo caso del carcere di Guantanamo a Cuba: se i carcerieri avessero compiuto il loro dovere di esseri umani e soldati, assistendo adeguatamente  i detenuti, rispettandoli ed adoperandosi per garantire loro condizioni di detenzione dignitose, se avessero denunciato  le torture ed il degrado morale imperante, quei crimini umilianti per l'intera umanità, non sarebbero avvenuti .
Ma vediamo  qualcosa di  più vicino alla nostra realtà.
Se la nostra beneamata classe politica avesse compiuto il proprio dovere a tutela della società, gestendo con un minimo di buonsenso le finanze, oggi il debito pubblico sarebbe contenuto, il malessere moderatamente diffuso, i diritti allo studio ed alla sanità più facilmente garantiti.
Ma non semplifichiamo troppo atribuendo, come di consueto, le colpe agli altri.
Ricordiamoci che la società è fatta da tanti signor Nessuno, che hanno, tutti, diritti e doveri.
Allora, bando alla pigrizia e cominciamo nel nostro piccolo mondo a fare pulizia di cattive abitudini: educhiamo i figli perchè saranno i politici di domani, facciamo raccolta dfferenziata perchè l'ambiente va rispettato, mangiamo  sano, staremo meglio e costeremo meno alla Sanità, accogliamo con benevolenza l'immigrato perchè  è un essere umano e merita rispetto, e, se proprio questa cosa non riusciamo a capirla, proviamo a  leggere con attenzione la ' Dichiarazione universale dei diritti umani'.
Poi, ultimo nell'ordine ma non per importanza, godiamoci la vita, se possiamo...
Questo è, contemporaneamente, un diritto ed un dovere.

martedì 4 dicembre 2012

Parlare ed ascoltare


Parlare con gli altri può essere molto utile e liberatorio poichè, mentre raccontiamo, diamo forma alle ombre che si agitano dentro di noi, strutturiamo i pensieri e li ordiniamo, prendendo coscienza di ciò che abita nella nostra mente.
In questa fase, potremmo scoprire nelle pieghe del nostro cervello, alcuni pensieri clandestini e sabotatori, provare ad eliminarli o, almeno, a contenerne il numero.
Naturalmente non mi riferisco alle conversazioni sui generis che si fanno con  il vicino di casa, il compagno di viaggio occasionale o la persona che ci precede nella coda al supermercato, mi riferisco  ai momenti in cui condividiamo con qualcuno, gioie, successi, speranze, preoccupazioni, paure e pensieri assillanti.
In questo caso, credo che sia importante scegliere con grande attenzione l'interlocutore, non essere incontinenti ed esondare, regalando la nostra intimità al primo che passa.
Potremmo pagare caro le confidenze fatte ed uscirne feriti, umiliati  anzichè rafforzati,  non tanto perchè ci siamo aperti con una persona cattiva o malevola, ma, semplicemente, ci siamo imbattuti in chi non ha capacità di ascolto e non sa abbattere la barriera di pregiudizi che vive appartata dentro di noi.
Avete fatto caso che capita a tutti di  non ascoltare?
Siamo lì davanti a qualcuno, lo guardiamo, annuiamo, interloquiamo, ma non si recepisce ciò che dice, sentiamo dei suoni ma non vogliamo capire, alziamo un muro fra noi e lui. 
Penso che accada quando le parole si scontrano con la nostra corazza di supposizioni e stereotipi, quando non siamo disposti a cambiare l'immagine che abbiamo di chi parla e scartiamo accuratamente tutto ciò che  potrebbe demolire la nostra idea di lui.
Allora scegliamo a chi parlare ed  apriamo la mente per ascoltare !



lunedì 3 dicembre 2012

La doppia faccia della crisi

Qualche giorno fa ho assistito ad un'intervista televisiva, nella quale alcuni giovani stranieri, imprenditori in Italia, venivano invitati ad esprimere la loro opinione sulla crisi economica che loro stessi stavano subendo in prima persona.
Particolarmente interessante mi è sembrata la risposta di una giovane giapponese che ha presentato il suo punto di vista con garbo, esortando a guardare le difficoltà del momento con maggior serenità e coraggio.
Ha raccontato che, in oriente, le avversità vengono considerate un'occasione di cambiamento e vissute con fiducia  poichè non  implicano necessariamente conseguenze negative.
Questa lettura positiva, ha detto, viene trasmessa direttamente dalla parola ' crisi ' che in giapponese è formata da due ideogrammi: uno significa ' pericolo ', l'altro ' opportunità ' .
Ed è così che in oriente si vive la crisi, sia a livello personale che nel contesto sociale.
Certamente per noi la parola ha assunto ormai un connotato negativo, basta pensare al significato di ' crisi di astinenza ', 'crisi esistenziale ' oppure 'unità di crisi ', lo strumento della Farnesina per soccorrere gli italiani all'estero in situazioni di rischio.
Impossibile quindi cambiare l'accezione del termine .
Proviamo però a vivere diversamente le difficoltà e pensare che da situazioni difficili si può imparare ed uscirne migliorati .
Sforziamoci di credere che siamo capaci di percorrere strade tortuose: è sufficiente essere prudenti e guidare con perizia; ricordiamo che non tutto è perduto e con un po' di coraggio e tanta buona volontà, è possibile riedificare un palazzo nuovo sopra le ceneri di quello vecchio.
In fondo l'uomo fa questo da sempre ...
E' vero sì che il fuoco brucia e può far male, ma se si impara a gestirlo, scalda ed illumina il cammino.


domenica 2 dicembre 2012

Televisione: arma di distruzione di massa

Guardo poco la tv, non la amo .
Trovo che dopo aver favorito l'alfabetizzazione del popolo italiano, ne favorisca l'ignoranza.
La storia della televisione narra l' indiscutibile funzione formativa sulla società degli anni '60, di ' Non è mai troppo tardi', trasmissione condotta dal pedagogo Alberto Manzi.
Questo programma ha contribuito incisivamente all'insegnamento della lingua italiana, riducendo nettamente il numero degli analfabeti: ecco un utilizzo educativo ed intelligente di questo potentissimo mezzo di divulgazione.
Peccato però che dopo 40/50 anni si sia trasformato in un'arma di distruzione di massa, non nell'accezione comune di strumento per l'eliminazione degli esseri viventi ma nel significato particolare di arma  per  la soppressione indiscriminata delle coscienze umane.
Credo che il messaggio televisivo possa sembrare autorevole anche se esce dalla bocca di un ciarlatano, che riesca ad abbassare le difese del cervello eludendone  i controlli e si  insinui negli interstizi della mente, fino a farne parte. 
Quindi, scegliamo sempre cosa guardare e, soprattutto, se guardare, non mettiamoci passivamente davanti alla tv, inebetiti e  già predisposti ad un lavaggio del cervello.
Non  lasciamoci usare, adoperiamo al massimo le nostre facoltà mentali e manteniamo in esercizio  il nostro senso critico .
La televisione non è una prescrizione del medico e si può anche tenere spenta!

sabato 1 dicembre 2012

Per favore, un po' di silenzio!

Credo che questo mondo sia  diventato troppo rumoroso, rischiamo di assuefarci all'inquinamento acustico e di non saper più gustare qualche sano momento di silenzio.
Viviamo circondati da suoni: auto, moto, squilli di telefono, stampanti che stampano, monologhi di persone al cellulare, musica e... frasi senza senso, parole che affollano la mente.
Temo che iniziamo a non essere neanche  infastiditi, anzi che stiamo diventando  dipendenti da questo caos.
Forse non tutti, ma  certo è che alcune persone, appena varcata la soglia di casa, accendono immediatamente  la tv .
Mi capita spesso in estate quando sono al mare , di usufruire dei programmi televisivi seguiti dalla vicina, che appena alzata, si sintonizza su qualche trasmissione  e, con l'audio molto alto per seguirla da tutte la stanze, la fa godere anche a me che preferirei un po' di sano silenzio.
Credo che l'eccesso di rumori impedisca di pensare, quindi di capire, e talvolta  in particolari momenti di difficoltà che capitano vivendo,  possa, scatenare un po' di ansia.
Ricordo che quando avevo i figli piccoli, il più grosso regalo che potesse farmi mio marito era di portarli ai giardini per un'oretta, così da lasciarmi sola in silenzio per poco tempo.
Adoravo questi istanti e quando la prole tornava ero una mamma solare e rigenerata nella mente .
Sia ben chiaro, non sono una misantropa e amo la compagnia: mi piace parlare e confrontarmi col prossimo poichè l'uomo è un animale di gruppo.
Penso però che per stare bene insieme ai nostri simili dobbiamo stare bene con noi  stessi, cosa che si ottiene, almeno nel mio caso, imparando ad ascoltarsi ed accettarsi .
Quindi, visto che dobbiamo vivere con il nostro ego tutta la vita, cioè siamo i nostri compagni più assidui, dedichiamoci un po' di tempo per riflettere, al riparo da tutti i rumori e gli stimoli esterni .
Quando avremo imparato a godere di alcuni momenti di silenzio e solitudine ricavandone benessere, certamente staremo meglio con gli altri .